" (...) perché ti confesso che questa città senza la tua presenza, mi riesce molto malinconica. Questi viottoli, che si chiamano strade, mi affogano; questo sudiciume universale mi ammorba; queste donne sciocchissime, ignorantissime e superbe mi fanno ira; io non veggo altri che Vieusseux e la sua compagnia; e quando questa mi manca, come accade spesso, mi trovo come in un deserto. In fine mi comincia a stomacare il superbo disprezzo che si professa di ogni bello e di ogni letteratura: massimamente che non mi entra poi nel cervello che la sommità del sapere umano stia nel saper la politica e la statistica. Anzi, considerando filosoficamente l'inutilità quasi perfetta degli studi fatti dall'età di Solone in poi per ottenere la perfezione degli stati civili e la felicità dei popoli, mi viene un poco da ridere di questo furore di calcoli e di arzgogoli politici e legislativi; e umilmente domando se la felicità dei popoli si può dare senza la felicità degl'individui. I quali sono condannati alla infelicità dalla natura, e non dagli uomini né dal caso: e per conforto di questa infelicità inevitabile mi pare che vagliano sopra ogni cosa gli studi del bello, gli affetti, le immaginazioni, le illusioni. Così avviene che il dilettevole mi pare utile sopra tutti gli utili, e la letteratura utile più veramente e certamente di tutte queste discipline secchissime (...)"
Giacomo Leopardi - Lettera a Pietro Giordani