domenica 31 ottobre 2010

"... quale gobba?!" e il pullover che mi hai dato tu!

oggi è un bel giorno di pioggia, che mamma e papà sono venuti a milano.
abbiamo pranzato molto bene qui, abbiamo fatto una passeggiata (con regalini di cashmire) e poi, verso sera, mentre loro tornavano a casa, noi abbiamo guardato Frankenstein Junior... mi sembrava l'uomo giusto al momento giusto.




che bello, oggi.


venerdì 29 ottobre 2010

aspetta e spera!

Il 27 ottobre scorso Barack Obama è stato ospite di Jon Stewart al "Daily Show", famoso talk show americano di satira politica. Dicono l'abbia fatto per recuperare qualche voto, visto che i sondaggi lo danno già per spacciato, MA sfido CHIUNQUE, qui in Italia, a presentarsi in tv. Non da Vespa (troppo facile), né da Santoro (troooppo difficile)... almenoalmeno a tu per tu col timido Fazio, a "Che tempo che fa"... legando e imbavagliando quella cattivona della Littizzetto, magari...



... brigadiere, mi faccia il piacere!

L'AMACA di MICHELE SERRA (nelLa Repubblica di oggi, venerdì 29 ottobre 2010)


"Lo so che non sta bene ridere delle disgrazie altrui, ma questa bufala della "nipote di Mubarak" è irresistibile. La ragazza è marocchina, e il Marocco sta all'Egitto come la Svezia al Portogallo. Ma trattandosi di cucirle addosso un'aura di rispettabilità esotica, vuoi mettere l'Egitto? Lo avrebbe fatto anche Totò: "Quella? Ma non lo sai? E' la nipote di Mubarak. La madre è una faraona. Il padre ha almeno un paio di piramidi. E noi la tratteniamo in questura? Brigadiere, mi faccia il piacere. Non facciamoci sempre riconoscere!" 
Prossimamente sugli schermi di Berlusconia: la regina di Saba, nello splendore del Technicolor, in uno scenario di passione e di fasto. Minneahaha, la principessa Sioux, che cavalca a pelo il suo cavallo bianco (quello di PIno Silvestre Vidal). E naturalmente Gungala, la vergine della giungla, che sfugge alle brame dei suoi spasimanti volando di liana in liana, indossando solo un perizoma di leopardo. La vedo male per le oneste attricette di casa nostra, surclassate da giovanissime e avvenenti coloured. Sarà un nuovo dramma, l'ennesimo, della globalizzazione."



mercoledì 27 ottobre 2010

giovani? più o meno...

maaamma che brutta, bruttissima giornata.






"Lavoratori dipendenti e autonomi, partite iva e contratti atipici, dottorandi e docenti precari, trentenni depressi e sessantenni che continuano a finanziare la vita dei figli sperando che un giorno questi li ricompenseranno. La distanza tra chi sfrutta e chi è sfruttato passa tutta per un conflitto interiore."


... continua.



martedì 26 ottobre 2010

scende la pioggia, ma che fa...

... ovvero: come affrontare le intemperie con un sorriso :)
qui ho scoperto l'ombrello che suona come una batteria, il sexy ombrello di Guy de Jean e la "standing umbrella" progettata da Hironao Tsuboi. 
ma è questo il vero paradiso (ovviamente si trova a Bedforshire, nel Regno Unito)!!! si può comprare anche online, ed ecco la mia personale selezione:



ma ovviamente anche... 










il puzzle della propria esistenza.

L'articolo "Dal vuoto" di Giorgio Vasta è uscito su Repubblica ed è stato pubblicato lunedì 25 ottobre su minima et moralia, il blog di minimum fax; qui lo ri-posto.

Aggiungo solo che di anni io ne ho trentatrè ma, evidentemente, me ne sento addosso almeno quaranta. Commossa, condivido e sottolineo. Pensando al riscatto come a quel codice culturale non derivativo che siamo tutti presi a inventare.





"Parafrasando un successo degli Skiantos di una ventina d’anni fa potremmo dire: “Non c’è gusto in Italia ad avere quarant’anni”. Nel senso che se avere quarant’anni significa, mutata la percezione sociale delle età, penetrare finalmente nel tempo in cui ci si assume il compito di intervenire sulle cose, la sensazione prevalente è che poco o nulla di ciò stia accadendo e che i quarantenni siano percepiti, e si percepiscano, come abusivi che si aggirano clandestinamente per il paese.
La consapevolezza di questo stallo purgatoriale è condivisa da molti e di recente Christian Raimo ha ripreso il discorso su la Domenica delSole 24 ore. Nel suo 
pezzo Raimo si concentra lucidamente sul “vuoto” toccato in sorte a chi – “storici, critici, scrittori, giornalisti” – è nato in Italia intorno agli anni Settanta e si trova oggi a sperimentare “il disagio, la frustrazione, la mancanza di riconoscimento, l’impossibilità del conflitto, gli anni che passano, una generazione immobile.” In sintesi, e brutalmente, la consapevolezza della propria ininfluenza.
L’articolo di Raimo mi ha fatto tornare in mente un racconto di Raymond Carver che si intitola Vicini, quello nel quale i coniugi Miller accettano di badare alla casa degli Stone, una coppia di vicini di pianerottolo partiti per un viaggio. I Miller danno da mangiare al gatto degli Stone, bagnano le piante, controllano che sia tutto a posto. Senza rendersene conto, prendersi cura della casa dei vicini diventa per i Miller indispensabile, un modo per recuperare una vitalità perduta. Fino a quando, inavvertitamente, i Miller si chiudono fuori da casa Stone, ed è la fine. La vita degli altri non li nutre più. Restano soli sul pianerottolo, immersi in un vuoto insostenibile.
Eppure, per quanto doloroso possa essere, a questo vuoto – che nella misura in cui è nostalgia di un altro presente mi sembra somigliare a quello descritto da Raimo – non si può essere subalterni; subirlo, trascorrere gli anni a rimpiangere un pieno mancato, una densità (culturale, sociale, politica – umana) che si ritiene ci sia stata negata, vuol dire fare, in tutta buona fede, manutenzione di una posizione infeconda, utile al rimpianto e a perpetuare una prospettiva dipendente. Vuol dire restarsene addossati a quella porta, l’orecchio schiacciato contro il legno in cerca di un respiro, di un bisbiglio: pretendere di parassitare un codice concluso. La vita degli altri è, appunto, degli altri.
Per continuare a indagare questo vuoto serve però spostarsi dalla orizzontalità del racconto di Carver alla verticalità.
In uno spot di metà anni Ottanta, credo della Lacoste, un quindicenne si aggira per le stanze di una villa al mare in cerca di qualcosa da mettersi per il suo primo appuntamento. Il padre – un quarantacinquenne brizzolato e abbronzato – lo osserva con tenerezza; poi raggiunge la sua camera, tira fuori da un cassetto una polo bianca – quella da lui stesso indossata nella medesima circostanza – e la consegna al ragazzo che senza nessuna esitazione, anzi orgogliosissimo, se la infila e corre via.
In trenta secondi lo spot descrive una complicità tra le generazioni e ci consegna un’immagine esemplare di che cosa è accaduto (e, in filigrana, di che cosa non è accaduto) a chi a metà anni Ottanta aveva quindici anni e oggi ne ha una quarantina: il conflitto, nelle sue manifestazioni più sane e necessarie, sparisce, i figli indossano l’armatura (di cellule morte intessute al cotone) dei padri, ne perpetuano codici e cultura, sono autorizzati a sfruttarne le rendite di posizione. Sono cioè autorizzati a restare serenamente figli, un po’ Vladimiro ed Estragone in attesa di un Godot epocale che li riscatti (consapevoli del fatto che se Godot non arriva è meglio), un po’ coniugi Miller chiusi fuori dal pieno (abbracciati l’uno all’altro a lamentare il vuoto, a godere del vuoto).
A questo punto, anno 2010, le possibilità sono due: ci si può pretendere incurabili, inesorabilmente vittime (ma più di quanto si possa immaginare complici e dunque artefici) di un infinito ergastolo filiale – e allora si farà di tutto per sfondare la porta degli Stone e accamparsi in casa loro, perché quello è l’unico luogo concepibile, lo stomaco che desideriamo ci rumini e ci protegga, e nello stesso momento ci si rifiuterà di togliersi di dosso la maglietta apotropaica di papà implorandola di resistere agli anni a forza di rammendi, con la smania di chi adora una reliquia; oppure, al netto di ogni alibi, si decide di correre il rischio di usare tutto il tempo e tutta l’intelligenza ancora a disposizione per mutare postura psicologica e realizzare un’impresa che da sola, adesso, avrebbe un portato politico prodigioso.
Perché l’invenzione di un codice culturale non derivativo, un codice che riconnetta l’intelligenza delle cose alle azioni che di quell’intelligenza dovrebbero essere la continuazione, corrisponderebbe in questo momento, in questo paese, a una rottura paradigmatica: essere adulti senza chiedere il permesso, senza ereditare un patrimonio. Anzi rifiutandolo, il patrimonio. Perché se si riconosce che il contesto nel quale viviamo è radicalmente mutato e che buona parte dei modelli dati per buoni girano ormai a vuoto, si comprende che la polo di papà – vale a dire un’esperienza del mondo che nel tempo si è esaurita – è un’eredita sbagliata, un privilegio fittizio, e non va accettata, e che dunque, con Bauman, il puzzle della propria esperienza va ricomposto senza potere e senza dovere seguire un’immagine di riferimento, senza il conforto (e il vincolo) della foto sul coperchio della scatola; lavorare col puzzle, adesso, vuol dire lavorare senza bussola, “a orecchio”, in uno iato, manipolando tasselli in grandissima parte sconosciuti, ignorando la figura ultima alla quale si sta dando forma, ammettendo che questa figura preveda la persistenza di ulteriori piccoli vuoti e che questo, tutt’altro che un errore, è l’unico esito possibile. Lavorare con questo puzzle significa decidere il proprio patrimonio etico e politico.
In un tempo in cui le ascisse si mescolano alle ordinate, i conti non tornano mai e siamo tutti immersi in un vortice che scompagina presupposti e aspettative, per riguadagnare soggettività storica e capacità d’incidenza dovremmo forse riuscire a immaginare, come qualcosa di naturale e necessario, un tempo in cui siano i padri a ereditare dai figli."

lunedì 25 ottobre 2010

ottobre, pioggia, lunedì.

musica:




immagine:




(rubata a elisa graci – un'italian girl – dalla sua pagina facebook)


p.s.: per stare a new york anche vivendo a milano, roma o canicattì, basta leggere qui, un sito che mi mette sempre di buon umore, dove ho scoperto anche la vera storia di Giacomo il lanternino e come intagliare la mia zucca di Halloween :)

domenica 24 ottobre 2010

feelings of the day:


SWEET..." I had to eat an icecream to finish off this feeling. 
The sacrifices we have to make sometimes..."
(dolci fatti dai papà e bacini)


CUTE... "Delightfully pretty or dainty.
Huggable too - even though it isn't soft."
(felpe comode, scarpe nuove)


FREE... "Be yourself and enjoy your life."
(proprio così)


SLEEPY... *yawns* 
(serata piovosa e pancia piena)


COMFORT... "A snug little patchwork blanket is all you need to feel this way..." 
(coperta, cuscini, divano)


"99 FEELING PROJECT" - ARTMIND di Mitsy.

sabato 23 ottobre 2010

... chiaro, no?

L'Acca in fuga
C'era una volta un'Acca.Era una povera Acca da poco: valeva un'acca, e lo sapeva. Perciò non montava in superbia, restava al suo posto e sopportava con pazienza le beffe delle sue compagne. Esse le dicevano:
E così, saresti anche tu una lettera dell'alfabeto? Con quella faccia?
Lo sai o non lo sai che nessuno ti pronuncia?
Lo sapeva, lo sapeva. Ma sapeva anche che all'estero ci sono paesi, e lingue, in cui l'acca ci fa la sua figura.
" Voglio andare in Germania, - pensava l'Acca, quand'era- più triste del solito. - Mi hanno detto che lassù le Acca sono importantissime ".
Un giorno la fecero proprio arrabbiare. E lei, senza dire né uno né due, mise le sue poche robe in un fagotto e si mise in viaggio con l'autostop.
Apriti cielo! Quel che successe da un momento all'altro, a causa di quella fuga, non si può nemmeno descrivere.
Le chiese, rimaste senz'acca, crollarono come sotto i bombardamenti. I chioschi, diventati di colpo troppo leggeri, volarono per aria seminando giornali, birre, aranciate e granatine in ghiaccio un po' dappertutto.
In compenso, dal cielo caddero giù i cherubini: levargli l'acca, era stato come levargli le ali.
Le chiavi non aprivano più, e chi era rimasta fuori casa dovette rassegnarsi a dormire all'aperto.
Le chitarre perdettero tutte le corde e suonavano meno delle casseruole.
Non vi dico il Chianti, senz'acca, che sapore disgustoso. Del resto era impossibile berlo, perché i bicchieri, diventati " biccieri", schiattavano in mille pezzi.
Mio zio stava piantando un chiodo nel muro, quando le Acca sparirono: il " ciodo " si squagliò sotto il martello peggio che se fosse stato di burro.
La mattina dopo, dalle Alpi al Mar Jonio, non un solo gallo riuscf a fare chicchirichi': facevano tutti ciccirici, e pareva che starnutissero. Si temette un'epidemia.
Cominciò una gran caccia all'uomo, anzi, scusate, all'Acca. I posti di frontiera furono avvertiti di raddoppiare la vigilanza. L'Acca fu scoperta nelle vicinanze del Brennero, mentre tentava di entrare clandestinamente in Austria, perché non aveva passaporto. Ma dovettero pregarla in ginocchio: Resti con noi, non ci faccia questo torto! Senza di lei, non riusciremmo a pronunciare bene nemmeno il nome di Dante Alighieri. Guardi, qui c'è una petizione degli abitanti di Chiavari, che le offrono una villa al mare. E questa è una lettera del capo-stazione di Chiusi-Chianciano, che senza di lei
diventerebbe il capo-stazione di Ciusi-Cianciano: sarebbe una degradazione
L’Acca era di buon cuore, ve l’ho già detto. È rimasta, con gran sollievo del verbo chiacchierare e del pronome chicchessia. Ma bisogna trattarla con rispetto, altrimenti ci pianterà in asso un'altra volta.
Per me che sono miope, sarebbe gravissimo: con gli "occiali" senz’acca non ci vedo da qui a lì.


Gianni Rodari, in Favole al telefono


p.s.: uscirò  al più presto dalla modalità bambini!

"I'm having a bad, bad day"




la traduzione del titolo secondo me lascia un pochino a desiderare e vorrei provare a rivedere il film in inglese.
per il resto, nulla da eccepire. 
mooolto meglio di mooolti film "con gli attori veri". c'è una sceneggiatura che si regge perfettamente in piedi, una piccola galleria di personaggi ben caratterizzati (e adorabili, tutti, anche le comparse, anche i cattivissimi!), tanti irresistibili camei (che delizia la favola della buona notte, l'esercito di simpatici minion e ognuno di loro preso singolarmente, gli sguardi dentro l'orfanotrofio della signorina Hettie, tra le giostre del luna park, dietro l'inquietante portone della "banca del male - già lehman brothers"). e poi c'è quell'idea grandiosa di rubare la luna: un pretesto magico, ben sviluppato allo scopo di redimere un cuore di pietra, ma senza la retorica pietosa che spesso imbratta i film d'animazione. qui la giusta dose di miele è controbilanciata da ironia e leggerrezza e fantasia poetica. è un film perfetto per le domeniche di pioggia, che fa ridere senza doppi sensi, senza volgarità.
potrà anche non essere un capolavoro, "cattivissimo me", ma è di gran lunga preferibile ai film di natale che verranno, alle sparatorie di inception o alla noia di chi mangia e prega e ama di questi tempi.
una colonna sonora da sballo, infine. parlo di pharrel williams, per il quale io ho sempre avuto un debole (ok, lo chiamerò "un debole").



ascoltatela quiiiiii!!!

venerdì 22 ottobre 2010

"I don't have any regrets"

io lo adoro quest'uomo. 






i suoi film (tutti) e i suoi progetti. la poesia dei suoi progetti.





in La Repubblica di oggi, 22/10/2010, a pagina 49 David Lynch dice:


"Agli esordi pensavo che la sofferenza fosse fonte d'ispirazione indispensabile" 
anch'io!!!... invece: "Da quando, a partire dal 1973, pratico la meditazione, ho compreso che quella era un'assurda idea romantica, che anzi la sofferenza è nemica della creatività. Per rappresentare la sofferenza sullo schermo, non è necessario soffrire."


in pratica lui promuove gli insegnamenti del signor Maharishi Mahesh Yogi.


la notizia è che alla scuola media statale "Edmondo De Amicis" di Tremestieri Etneo, in provincia di Catania, questa meditazione trascendentale si pratica in classe, con grande beneficio dei 115 studenti coinvolti. pare.


sempre meglio delle cheerleader. no? sì!

a costo di essere ripetitiva...

... ma il blog in questione mi regala ogni giorno una perla di saggezza.
e di questa perla a fagiuolo sono estremamente convinta.
ci sono amici che sono amici solo nel momento del bisogno?
eh? beh.



dove bubolano gufi e civette.











(quelle sul comò...)



(... no)



mercoledì 20 ottobre 2010

sono a corto di sogni.




"i limiti esistono soltanto nell'anima di chi è a corto di sogni" Philippe Petit





(E COMUNQUE CON UN SOFFIO DI VENTO ERI FINITO...)

martedì 19 ottobre 2010

"B" come birra: esco a comprare un libro!

dal sito di baldini castoldi dalai:


"C’era una volta (più o meno oggi) un pianeta (forse il nostro?) i cui abitanti consumavano ogni anno 136.260.000.000 litri di birra (è vero, potete controllare su Google). In questo mondo di bollicine, rutti e schiuma vivevano una bambina intelligente, vivace e avventurosa di nome Gracie, la sua mamma distratta, il suo insensibile papà, il suo zio anticonformista e una magica intrusa proveniente da un’altra dimensione…
Con «B» come birra il vulcanico Tom Robbins è riuscito a creare un magico equilibrio tra un’ironica favola sul potere eversivo dell’infanzia e un imperdibile trattato sul significato ultimo di… un boccale bello colmo.

«Vi siete mai chiesti perché al vostro papà piace tanto la birra? Prima di addormentarvi, la notte, vi siete mai domandati perché babbo qualche volta si comporta in modo un po’… “strano” dopo aver trascorso la serata a bere tale bevanda? Forse vi siete anche domandati da dove viene la birra, perché siete quasi sicuri che non sono le mucche a produrla. Bene, anche Gracie Perkel si poneva queste domande.»
Tom Robbins (Blowing Rock, 1936) è un vero e proprio autore di culto: negli Stati Uniti la sua popolarità è pari a quella di una rockstar. Per B.C.Dalai editore ha pubblicato Le anatre selvatiche volano al contrario, Coscine di pollo, Natura morta con picchio, Profumo di Jitterbug, Il nuovo sesso: Cowgirl, Beati come rane su una foglia di ninfea, Uno zoo lungo la strada, Feroci invalidi di ritorno dai paesi caldi, Villa Incognito. Vive a Seattle."




Dall'intervista di Gloria Mattioni, pubblicata in Repubblica delle donne di sabato scorso:


"Per scrivere una frase impiego lo stesso tempo che serve a John Grisham per cinque capitoli."


"A me piace la scrittura che abbia le curve di Brigitte Bardot. Mi piacciono le curve e i puntini delle lettere, la loro fisicità e sostanza. Perché l'inchiostro è il sangue del linguaggio. La carta, la sua carne."


"Un linguaggio ricco e saporito come un piatto di vitello tonnato."


"Un sacco di belle ragazze mi chiedevano di firmare la loro copia con le pagine accartocciate dall'umidità - perché lo avevano letto nella vasca da bagno – o sporche di marmellata della colazione dei bambini: ecco perché non mi arrendo agli e-books"


Dall'intervista di Enrica Brocardo, pubblicata in Vanity Fair del 20 ottobre:


"Se è LSD di buona qualità, puro, e lo assumi in modo corretto, non serve farlo spesso. Ho avuto la fortuna, la prima volta che l'ho provato, di riceverlo direttamente dal laboratorio dove era stato scoperto. Ecco perché quell'esperienza mi ha cambiato la vita."


"Ho imparato che persino un fiore ha una personalità, forte come la mia o la sua. Come può una cosa del genere non cambiarti la vita?"


"Mi piacerebbe far capire ai bambini che il mondo è un posto bizzarro, che non bisogna fidarsi di nessuna istituzione, che la sicurezza è un miraggio, la celebrità ridicola, la libertà più dolce della fama o del denaro, che l'umorismo è saggezza e anche un metodo di sopravvivenza (...)"



Tom Robbins ha già scritto:




  • Uno zoo lungo la strada (1971); (titolo originale: Another Roadside Attraction)
  • Il nuovo sesso: cowgirl (1976); (titolo originale: Even Cowgirls Get the Blues)
  • Natura Morta con Picchio (1980); (titolo originale: Still Life with Woodpecker)
  • Profumo di Jitterbug (1984); (titolo originale: Jitterbug Perfume)
  • Coscine di pollo (1990); (titolo originale: Skinny Legs and All)
  • Beati come rane su una foglia di ninfea (1994); (titolo originale: Half Asleep in Frog Pajamas)
  • Feroci invalidi di ritorno dai paesi caldi (2000); (titolo originale: Fierce Invalids Home from Hot Climates)
  • Villa Incognito (2003); (titolo originale: Villa Incognito)
  • Le anatre selvatiche volano al contrario (2005) (una raccolta di articoli, recensioni e racconti brevi); (titolo originale: Wild Ducks Flying Backward)
  • "B" come birra (2009) (spassosa storia per bambini ma anche per adulti); (titolo originale: B is for beer)

"Non ho nemmeno paura della morte, sono un uomo libero!"


(Gli uomini di dio, nelle sale dal 22 ottobre)


"Nella notte fra il 26 e il 27 marzo 1996, un drappello del Gruppo Islamico Armato rapisce sette (su nove, due erano riusciti a nascondersi) monaci del monastero di Tibhirine, sui monti dell'Atlante, e due mesi dopo ne annuncia l'assassinio. Il 30 maggio vengono ritovate le loro teste, mai più i corpi. Il film racconta gli ultimi mesi di vita di questa comunità religiosa, e proprio perché il regista si definisce miscredente, riesce a comunicare, anche, o soprattutto a chi non crede, il mistero insondabile della fede" 
(Natalia Aspesi, La Repubblica di oggi 19/10/12010)

ore 12: "il pranzo di babette"

il bellissimo film...





... e l'omonimo, bellissimo, blog:



con la fantastica sezione dedicata a new york, la mia città del cuore, e lei – chiara bellasio – che è troppo carina e brava e pure magra...


n.b.: parlando di cibo si rende necessario dire che noi non mangiamo carne da 7 mesi e ne andiamo molto fieri. il pesce è il prossimo traguardo. 
per chi sta a milano e vuole assaggiare un meraviglioso kebab vegetariano consiglio una capatina al grande cerchio! se non ci credete leggete qui.
eccolo... è buonissimo!!!






per gli ultimi esperimenti culinari ringrazio veganblog. ieri sera ho fatto questo


... altro che "allora mangi solo insalatina..." :P

lunedì 18 ottobre 2010

"Non l’ho voluto guardare il salvataggio dei minatori cileni. Ho preferito immaginare la scena"




"Non l’ho voluto guardare il salvataggio dei minatori cileni. Ho preferito immaginare la scena" è il commento di Simona al post chacales di matteo bordone.


ah... e stasera ricomincia il grande fratello.

"Quando la società ha slancio, ottimismo, fame di futuro e quindi di persone competenti e geniali"

quando uno non sa proprio più che pesci pigliare s'aggrappa anche alle parole di francesco alberoni... non che io ritenga d'avere talento. sia chiaro.


per far girare l'economia (e finire gli ultimi quattro euri che mi sono rimasti) ho comprato un maxi-maglione fantasia-florealdivano. 
e ora vado all'assemblea condominiale, la prima della mia vita. ho già preconfezionato l'utilissima espressione "non sa, non risponde", ché l'ultima assemblea a cui ho partecipato era quella d'istituto. taaaaanti anni fa. 


*aggiornamenti*


l'assemblea è stata istruttiva: così impari a conoscere il tuo palazzo e chi lo abita.
la vecchina seduta di fronte a me aveva un maglione IDENTICO a quello da me acquistato qualche ora prima da H&M... ma lei non ha da abbinarci le parigine tacco 12 che ho preso da mauro leone! forse :)
pare che ci sistemino il tetto e che quest'inverno non pioverà sul nostro tappeto a righe.
pare anche che io debba far sparire la piantina di timo dal pianerottolo (ella fu piantina di timo...)
la notizia migliore è stata che t. (un simpatico bimbo di sei anni uguale,uguale a stewie) non arriva ancora al campanello del citofono. non so. mi fa impazzire quest'idea <3


concludo dicendo qualcosa che con l'assemblea ha poco a che fare: non sopporto la spocchia di chi non risponde ai messaggi quando non ne ha voglia. e, a proposito di ottimismo, no. non sono ottimista. 


domenica 17 ottobre 2010

autunno milanese...

... piove sulle nostre teste.




(questa è un'opera di matte stephens)

giovedì 14 ottobre 2010

mercoledì 13 ottobre 2010

*autunno al cinema*




Mark Zuckerberg non vuole vedere il film, dicono. (nelle sale dal 12 novembre)





per te ne vale sempre la pena, Toni. (nelle sale dal 15 ottobre)





mymovie non lo consiglia?! ha vinto la Palma d'oro a Cannes. (nelle sale dal 15 ottobre)

martedì 12 ottobre 2010

W LA SQUOLA!

io ho fatto la ssis, per dire.
tu che non sai cos'è, la ssis, non ti preoccupare.


io le ho viste le scuole pubbliche e, tra i tanti passi avanti di cui sento parlare ogni giorno, il corso per cheerleader è proprio quello di cui abbiamo bisogno. sì!







lunedì 11 ottobre 2010

cosa resteraaaaaà...

di un "swingin' london party"?




i malumori e gli amici felici


forti mal di testa e nel cuore la grettezza
solitudini segrete, sempiterna bellezza.







scamiciati rossi e raso nei capelli, cappottini gialli.




ehm... no. non ci vedo bene.



sabato 9 ottobre 2010

"più tost che niente" (missgoffetown.blogspot.com)

sempre grazie a zelda ho scoperto lei, che è brava e intelligente e ironica, allegra e malinconica e pure un po' arrabbiata, come piace a me. mi piace tanto.



"come qll volta che t avevano chiesto
perche stavi con me.........................
e tu avevi risposto che dopo 100
ore t regalavano un tostapane
........................................................
io avrei puntato al frigorifero
........................................................"



(missgoffetown.blogspot.com)

*l'ospite inatteso*

ieri sera, per cena, c'erano gli spiedini di pesce... quindi Severino non poteva mancare.







gli amanti dei gatti non possono perdere questo sito! nè questo librino appena uscito.


... buon sabato, Severino!